Abbiamo deciso di dedicare un’attenzione particolare a questi nuovi strumenti di acquisizione di informazioni, che possono rivelarsi tanto preziosi quanto pericolosi. Ovviamente, il rischio o il vantaggio non risiede nello strumento, ma nel modo in cui viene utilizzato. Un argomento di grande attualità è quello che mira a consentire l’utilizzo di questi strumenti, privi di pilota a bordo, anche in contesti fortemente abitati o nelle vicinanze di rotte messe a disposizione dell’aviazione civile.
Un problema caratteristico di un drone è legato al fatto che esso può avere necessità di rapido atterraggio, ad esempio perché le batterie sono in esaurimento o per altre anomalie di bordo. A questo punto ci si chiede come sia possibile individuare un luogo sicuro di atterraggio, che non rappresenti rischi per la zona interessata. Il problema diventa ancora più complesso, se non vi è portata ottica fra il pilota e il drone. Un drone, che debba atterrare su un’autostrada trafficata, potrebbe creare incidenti a catena. Un’altra ragione per la quale un drone potrebbe aver bisogno di atterrare con sollecitudine è legata al fatto che il dispositivo di ricezione di bordo sia incapace di calcolare la posizione, rilevata con il sistema GPS.
È questo un evento frequente, soprattutto quando il drone si muove in zone dove si trovano edifici alti, che possono schermare il segnale ricevuto dal satellite. Anche in questo caso, chi utilizza navigatori GPS avrà certamente rilevato che, in particolari condizioni, il segnale può essere perduto. In questi casi il drone deve avere una capacità autonoma di sopravvivenza, mantenendo un volo stabile e sicuro. Ecco la ragione per la quale degli specialisti di vari paesi stanno lavorando su soluzioni avanzate, che prevedono l’installazione di una telecamera e dei sensori di accelerazione, a bordo del drone. Il sistema di orientamento simula il sistema visivo dell’occhio umano, abbinato al senso di equilibrio, che viene trasmesso dal meccanismo uditivo.
Non appena viene rilevata un’anomalia, il software di analisi dell’immagine cerca di identificare delle aree significative, nelle vicinanze della zona in cui il drone si trova, per recuperare il bilanciamento funzionale. Con un’analogia assai interessante, uno degli specialisti coinvolti, direttore del gruppo robotica e percezione dell’Università di Zurigo, ha fatto presente che questi applicativi lavorano in modo simile a quello di un equilibrista, che cammina su una fune. Quando l’equilibrista si bilancia sulla fune, deve fissare i suoi occhi su qualche punto fermo nel suo campo visivo e deve spostare il suo peso sulla fune, in maniera da mantenere sempre l’equilibrio. È anche possibile programmare nella memoria del dispositivo un modello tridimensionale del terreno, su cui deve spostarsi il drone, indicando delle aree dove potrebbe atterrare, in forma autonoma, ove se ne presentasse l’urgente necessità, ad esempio per imminente esaurimento delle batterie.
Tutti questi sviluppi fanno pensare che i droni, in un futuro abbastanza vicino, entreranno a pieno diritto a far parte dell’arsenale della sicurezza ed è questa la ragione per la quale raccomandiamo a tutti i professionisti della security di tenersi sempre aggiornati su queste evoluzioni tecnologiche, per reagire o anticipare tempestivamente possibili nuovi rischi, che richiedono nuove soluzioni.
Fondatore di GA Elettrica, da più di 20 anni mi occupo di sicurezza ed impianti di antifurto con un unico obbiettivo prevenire l’intrusione dei ladri per proteggere te, la tua famiglia e la tua casa.